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Distribuzione Automotive: generalizzata o sempre più selettiva? – Interviene il Managing Director di DRiV, Fabio Girardi.

Cosa dobbiamo aspettarci dall’Aftermarket Automotive nel prossimo futuro? Nel panorama di una distribuzione da sempre molto generalizzata, si affacceranno modelli più selettivi? Lo abbiamo chiesto a Fabio Girardi, Managing Director di DRiV, intervistato da Tommaso Caravani (Notiziario Motoristico) nel corso dell’evento Autoluce Tech, svoltosi a Como.

Una distribuzione selettiva nell’Aftermarket è possibile?

Negli ultimi anni a farla da padrona nel settore Automotive è stata una distribuzione generalizzata dei prodotti, in cui tutte le aziende trattavano gli stessi ricambi (tutti i prodotti erano distribuiti da tutti) e la differenza era fatta dal servizio e dal prezzo. Il mercato ha da sempre dato la possibilità “a tutti di distribuire tutto”, in un panorama caratterizzato dal moltiplicarsi dei marchi, anche relativamente alle stesse famiglie di prodotto.

In un panorama come quello della distribuzione Automotive europea, dove da sempre tanti distributori trattano una grande quantità di marchi per ogni linea di prodotto, e dove siamo arrivati a un approvvigionamento capillare dei ricambi, negli ultimi tempi qualcosa sta cominciando a cambiare.

Oggi si ricomincia a parlare di distribuzione selettiva anche se, secondo Girardi è impossibile parlare di distribuzione selettiva in senso stretto in un settore come quello del business Aftermarket, dove non esistono distributori monomarca.

Il mercato della distribuzione Automotive sta cambiando?

In realtà il germe del cambiamento secondo Girardi è già presente nel settore Aftermarket, e questo cambiamento è stato (e sempre più sarà) determinato, da due tipi di fattori:

  • Esterni: sono indipendenti dalle scelte strategiche di un’azienda, e sono legati a dinamiche di un mercato che vede un consolidamento della distribuzione e che va alla ricerca di prodotti determinati, in grado di portare un valore aggiunto.
  • Interni: il principale è la strategia delle aziende, non solo produttori e componentisti, ma anche distributori, che cominciano ad avvertire l’esigenza di scegliere su quali marchi investire, su quali prodotti diventare un punto di riferimento sul mercato.

In un paese come gli USA, dove il consolidamento della distribuzione ha rivestito un ruolo determinante, un ruolo ancora più importante lo giocano i private label (quasi più degli stessi componentisti).
Ad oggi in Europa questa realtà sembra stentare a prendere piede, in quanto il private label viene ancora considerato come sinonimo di prodotto a più basso costo, e non “premium”.

Secondo Girardi, anche se il mercato della distribuzione negli Stati Uniti ha dinamiche molto trasversali, non facilmente replicabili in Europa, in Aftermarket il private label esiste, e si è guadagnato spazi in determinati segmenti di prodotto (anche se molto spesso si parla di entry level e le gamme sono limitate a causa della difficoltà di gestire la complessità dei codici de iricambi).

DRiV, presente il tutto il mondo con più brand, che con la distribuzione generalizzata si confronta tutti i giorni, non ha ancora avuto a che fare con il private label, ma questa è una dinamica che in determinati segmenti di mercato già esiste, e non va sottovalutata…